Come indicizzare un sito su Google: guida completa
Indice del contenuto
- 1 La differenza tra indicizzazione e posizionamento
- 2 Come funziona: Scansione, Rendering, Indicizzazione
- 3 Quando e come inviare un sito WordPress all’indice di Google
- 4 Rendere veloce l’indicizzazione: segnali che invitano Google a tornare
- 5 Come capire se una pagina è indicizzata e perché non lo è
- 6 Noindex nascosti, robots aggressivi, JS che oscura i contenuti
- 7 Sitemap XML e architettura informativa
- 8 Contenuti e qualità percepita: stare in indice non è scontato
- 9 Migrazioni, siti nuovi e tempistiche
- 10 Monitoraggio: KPI di indicizzazione che contano
- 11 Per concludere
- 12 Per Approfondire
La differenza tra indicizzazione e posizionamento
Immagina Google come un gigantesco archivio di dati. L’indicizzazione è l’atto di registrare il tuo contributo nel catalogo: titolo, autore, argomento. Il posizionamento è il consiglio del gestore dell’archivio quando qualcuno chiede “miglior manuale di fotografia”: in quale ordine propone i dati? Molti saltano alla fase due senza aver completato la fase uno. In pratica, se una pagina non è indicizzata, non può posizionarsi: è invisibile. Se è indicizzata ma non si posiziona, il problema non è di accesso ma di qualità, rilevanza o autorevolezza. Tenere separati i piani ti aiuta a diagnosticare meglio: prima verifichi che la pagina sia nell’indice (comando “site:tuosito.ext” e soprattutto Search Console), poi lavori su pertinenza, contenuto, link e segnali di qualità. Solo così eviti di ottimizzare titoli e meta su pagine che Google non sta nemmeno considerando.
Come funziona: Scansione, Rendering, Indicizzazione
Google scopre nuove pagine seguendo link interni ed esterni, leggendo la sitemap, recependo segnalazioni dirette da Search Console. Il primo incontro è la scansione: Googlebot chiede le risorse, legge l’HTML, valuta se proseguire. Nei siti moderni c’è spesso uno step intermedio, il rendering: se i contenuti vengono generati via JavaScript, Google deve eseguire il codice per “vedere” il testo finale. Se il rendering è pesante o bloccato, la pagina può risultare scarsa o vuota agli occhi dello spider. Solo quando ha compreso la struttura e i contenuti, Google decide se indicizzare: aggiunge la pagina al proprio indice, associandola a entità e query potenziali. Da quel momento entra in gioco il ranking, che è dinamico e dipende dalla competizione, dai segnali on-page, dai link e dal comportamento degli utenti. Capire dove si inceppa questa catena: scansione, rendering, indicizzazione, è metà del lavoro di un SEO.
Quando e come inviare un sito WordPress all’indice di Google
Uno degli errori più comuni quando si lancia un sito web è aspettare che sia perfetto, completo in ogni dettaglio, prima di renderlo indicizzabile da Google. In realtà, questo non è necessario. È sufficiente che il sito sia presentabile e navigabile per l’utente, ovvero che l’homepage sia funzionante, il menu attivo e le pagine principali siano accessibili. Anche se mancano alcune sezioni o contenuti, non è un problema: Google apprezza la crescita progressiva di un sito, e se il lavoro prosegue in modo coerente e costante, questo può diventare un segnale positivo nel medio-lungo periodo. In WordPress, c’è un’impostazione fondamentale da controllare prima di procedere:
vai su Impostazioni → Lettura e disattiva l’opzione “Scoraggia i motori di ricerca dall’indicizzare questo sito”. È un flag che spesso viene lasciato attivo per errore, bloccando l’indicizzazione anche quando il sito è già online. Altro punto importante: assicurati che pagine incomplete o non ancora pubblicabili non siano collegate nei menu di navigazione. Anche se sono impostate come “noindex”, se sono linkate da una pagina visibile (come la homepage), Google le seguirà comunque. A questo punto, se il sito è visibile, funzionante e i contenuti principali sono presenti, puoi avviare la fase di indicizzazione. Prima però è necessario rivendicare la proprietà del sito su Google Search Console, che puoi fare in due modi:
- Scaricando un file HTML fornito da Google e caricandolo nella root del tuo sito
- Oppure aggiungendo un record TXT nel pannello DNS del tuo provider
Una volta completata la verifica, puoi fare il push manuale dell’URL della tua homepage (o di qualsiasi pagina importante) direttamente da Search Console. Questo segnala a Google che il sito è attivo e pronto per essere esplorato. Infine, controlla che il file robots.txt sia accessibile (WordPress lo genera automaticamente) e che non blocchi contenuti cruciali. Non serve concentrarsi troppo su questo file se non ci sono esigenze specifiche: l’importante è che non stia ostacolando l’accesso ai motori di ricerca. Dopo aver proposto la URL dell’home page a search consolle, verrà fatto un test della pagina e lì si stabilirà imprima analisi se ci sono problemi che impediscono l’indicizzazione, lo dirà all’interno dei dettagli, se non ci sono problemi tecnici, si può procedere con una richiesta di indicizzazione. Ovviamente occorre attendere qualche giorno prima che la pagina sia effettivamente visibile, dipende molto dalla reputazione del dominio, se ci sono link esterni pregressi che puntavano al dominio prima ancora di chiedere l’indicizzazione a Google, c’è da considerare anche l’allineamento dei vari data Center che potrebbe vedere la pagina comparire da alcune ricerche ed essere ancora invisibile da un’altra parte geografica.
Rendere veloce l’indicizzazione: segnali che invitano Google a tornare
Google decide quando passare dal tuo sito in base a priorità e utilità percepite. Puoi incoraggiarlo lavorando su tre linee. La prima è la coerenza editoriale: pubblica e aggiorna con costanza, mantieni una tassonomia chiara, evita “pagine orfane” inserendo link interni ragionati da contenuti forti verso nuove URL. La seconda è la qualità percepita: contenuti originali, informativi, con heading ordinati, media descrittivi, dati citati e un autore riconoscibile. La terza è l’autorevolezza: link in ingresso pertinenti e menzioni da siti credibili aiutano sia a far scoprire URL nuove, sia a meritare un crawl più profondo. Per i contenuti appena pubblicati o sostanzialmente aggiornati, usa il Controllo URL di Search Console per richiedere l’indicizzazione: non garantisce l’immediato inserimento, ma mette la pagina in coda e spesso accelera la prima visita. Su alcuni miei siti di proprietà e alcuni piccoli portali per realizzare un piccolo contenuto di benvenuto con un link al sito nuovo, questo velocizza un po’ quello che è l’indicizzazione, non il posizionamento, perché fondamentalmente trattandosi di siti con un proprio trust Google li reputa attendibili e ne segue i link all’esterno andando quindi a concorrere all’indexing che noi abbiamo richiesto attraverso Google search Console.
ProTip: c’è stato un periodo qualche anno fa dove entrare nell’indice di Google era davvero complicato o meglio richiedeva davvero mesi per poter vedere le proprie pagine all’interno dell’indice, questo ha spinto alcune persone a cercare un modo per aggirare il classico Push in search console e forzare l’indexing. Io sono stato tra quelli, attraverso le API indexing di Google ed una procedura specifica, è stato possibile in maniera molto rapida includere nell’indice le pagine che altri colleghi e competitor hanno faticato ad inserire. Allo scopo, ho registrato una video guida in italiano dal titolo: Google API Indexing per WordPress: Guida passo passo
Come capire se una pagina è indicizzata e perché non lo è
Il comando site:tuodominio.it fornisce un check rapido ma non esaustivo; affidati soprattutto a Search Console. Nel report Pagine vedi lo stato:
- Indicizzate
- Escluse
- Con avvisi
- Bloccate da robots
- 404 (non trovate)
- Scansionate ma non indicizzate
Ogni casistica o motivazione ha sfumature diverse: un noindex è esplicito; una “pagina alternativa con canonical appropriato” indica che Google preferisce un’altra URL; “scansionata, attualmente non indicizzata” segnala scarso valore percepito o priorità bassa. Qui è utile unire i puntini: la pagina è nuova? Ha testi unici? Ha link interni da contenuti già autorevoli? È raggiungibile da menu, breadcrumb o sitemap? Il server risponde veloce e stabile? Il rendering JS mostra davvero il testo critico? Una diagnosi onesta spesso rivela che il problema non è Google “pigro”, ma una proposta editoriale debole, duplicata o poco integrata nel sito.
Noindex nascosti, robots aggressivi, JS che oscura i contenuti
Molti siti restano fuori dall’indice per distrazioni banali. Capita di ereditare ambienti di staging che spingono in produzione il noindex, oppure redirect mal impostati che fanno “girare” Google tra varianti HTTP/HTTPS e con/senza www. Un robots.txt troppo zelante può bloccare cartelle vitali, ma anche impedire l’accesso a file CSS/JS necessari alla valutazione. Nei siti con rendering lato client, i contenuti importanti possono arrivare solo dopo interazioni non eseguibili dal crawler: pulsanti “carica altri”, tab che nascondono testo, impaginazioni infinite non strutturate. La soluzione pratica è spesso rendering o prerendering per i blocchi principali, lazy load intelligente, parametri URL trattati con canonical o regole in Search Console, e soprattutto contenuti testuali chiari in HTML già al primo paint. Vabbè insomma.. se Google vede poco, indicizza poco.
Sitemap XML e architettura informativa
Contrariamente ad alcune credenze la sitemap.xml non è necessaria per un numero minimo di URL. Ci sono dei plugin che la creano automaticamente, puoi anche trovare online dei template da completare con gli indirizzi delle pagine del tuo sito e poi sottoporre la site map manualmente tramite Google search Console. Includi soltanto le URL che vuoi davvero nell’indice, nella versione canonica. Suddividi per tipologia se il sito è grande (pagine, articoli, categorie, prodotti), così il monitoraggio è più leggibile. Non usare la sitemap per “spingere” pagine scadenti: Google impara a ignorarle e gli fai sprecare crawl budget, così diminuisce anche il passaggio quando avrai i contenuti nuovi e freschi importanti, potrebbe diminuire la frequenza. Molto più importante è come le pagine si collegano tra loro: crea percorsi naturali per utenti e bot, e aiuta Google a comprendere intento e copertura semantica. L’architettura non è solo menu: sono traiettorie logiche che raccontano la tua competenza su un tema.
Contenuti e qualità percepita: stare in indice non è scontato
Negli ultimi anni Google è diventato selettivo: non tutto merita spazio nell’indice. Questo significa che contenuti corti, riscritture superficiali, pagine con valore informativo minimo o duplicati tecnici vengono scansionati, ma spesso esclusi. Per superare la soglia, servi pagine con scopo chiaro, informazioni originali, contributi predittivi, esperienziali e segnali di affidabilità: nome autore, bio, riferimenti all’azienda, contatti, policy. Aggiorna le risorse evergreen, integra dati recenti, cita fonti, aggiungi esempi concreti e FAQ reali. Ricorda che la verticalità di un argomento è un fattore molto apprezzato, ricorda anche che il 16% delle nuove ricerche nascono dall’oggi al domani anziché buttarti quindi su tematiche già affrontate potresti proiettarti su nuovi contenuti non ancora esistenti ma che stanno incontrando la domanda degli utenti. Quando una pagina risolve davvero un problema, ottiene link interni spontanei, buoni segnali comportamentali e, molto spesso, una frequenza di scansione migliore.
Migrazioni, siti nuovi e tempistiche
A questo punto avrai capito che ogni sito è un caso a sé. Ad esempio un dominio nuovo, senza link e con poco contenuto, non entra nell’indice con la stessa velocità di un sito autorevole. È normale. Imposta aspettative trasparenti: crea fin da subito una base di pagine di qualità, costruisci collegamenti interni sensati, cura la performance tecnica e inizia a guadagnare citazioni e link pertinenti. Nelle migrazioni, pianifica redirect 301 mappati uno a uno, mantieni i vecchi URL strategici quando possibile e monitora i grafici di copertura giorno per giorno. Evita i “lanci silenziosi”: se aggiorni profondamente un contenuto, dillo a Google con lastmod, segnali interni e “richiesta di indicizzazione2. L’obiettivo non è far correre il bot una volta, ma farlo tornare spesso perché trova sempre qualcosa che vale la pensa mettere in indice.
Monitoraggio: KPI di indicizzazione che contano
Più che contare “quante pagine indicizzate”, concentrati su “quali pagine giuste sono indicizzate”. Un sito con mille URL in indice ma marginali non performa quanto un sito con cento pagine strategiche ben coperte. In Search Console osserva la tendenza delle “pagine valide”, i motivi di esclusione ricorrenti, gli errori server e le anomalie di scansione. Questo è di fondamentale importanza il rapporto di rendimento, esatto la potenza di uno strumento gratuito come Google Search Console unita all’intuizione del webmaster e del consulente SEO, possono davvero fare la differenza per comprendere quali pagine sono predisposte ad una maggiore visibilità, quali parole chiave sono maggiormente predisposte per un contenuto nuovo o da migliorare per ottenere un miglior posizionamento e quindi una miglior ottimizzazione del traffico sul motore di ricerca e di conseguenza la conversione, che poi dovrebbe essere lo scopo del perché io metto in indice una URL.
Per concludere
Se offri contenuti che meritano spazio; se colleghi bene le pagine e mantieni vivo il sito, Google non ha motivi per ignorarti. Alcune pagine non entreranno in indice, ed è giusto così: significa che il motore di ricerca sta selezionando ciò che offre valore. Tu concentrati sulle pagine che contano, risolvi gli ostacoli tecnici e coltiva segnali di autorevolezza. L’indicizzazione non è un favore che chiedi a Google: è la naturale conseguenza di un sito chiaro, utile e tecnicamente solido. Da lì in poi si lavora sul posizionamento, ma quello è un altro capitolo, e si vince con la stessa ricetta: qualità, coerenza, misura, segnali in ingresso.
Per Approfondire
Aranzulla
https://www.aranzulla.it/come-indicizzare-sito-google-917707.html
Spiega passo passo l’uso della Google Search Console per richiedere l’indicizzazione delle pagine.
SEOZoom
https://www.seozoom.it/indicizzazione-google/
Approfondisce cosa significa indicizzazione rispetto al posizionamento e come Google “legge” i contenuti.
AIOSEO
https://aioseo.com/it/index-your-website-on-google/
Offre metodi pratici rapidi (come sitemap, robots.txt e IndexNow) che molti non citano insieme.
Nextre Digital
https://www.nextredigital.it/come-indicizzare-sito/
Presenta 11 metodi aggiornati per il 2025, con consigli su errori comuni da evitare.
SOS WP
https://sos-wp.it/tutorial/indicizzare-sito-google/
Focus su WordPress: come configurare sitemap, plugin e struttura per facilitare l’indicizzazione.